Come funziona una pensione integrativa?

La pensione è un tema che prima o poi riguarderà tutti. E si tratta di un tasto dolente soprattutto in Italia, dove le pensioni pubbliche spesso non sono sufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso dopo una vita di lavoro.

Ragion per cui sta diventando sempre più importante iniziare per tempo a pianificare una pensione integrativa che vada a integrare quella di base.

Ma che cos’è esattamente? Come funziona?

In questo articolo vi spiegheremo in parole semplici cos’è e come funziona concretamente una pensione complementare, quali sono i suoi vantaggi e perché conviene costruirne una il prima possibile.

Il gap pensionistico italiano

Partiamo dai numeri. Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, nel 2021 il reddito medio lordo annuo dei pensionati era di 19.443€

Le proiezioni future non sono affatto rosee: gli esperti prevedono che per i giovani di oggi la pensione INPS potrebbe coprire solo una frazione dell’ultimo stipendio percepito.

Insomma, i conti dicono che c’è un ampio divario o “gap” pensionistico da colmare tra gli assegni pubblici e il tenore di vita precedente. Per questo motivo, milioni di italiani saranno costretti a lavorare anche dopo i 67-70 anni, se vorranno conservare uno standard dignitoso.

Ecco perché è cruciale attivarsi il prima possibile per integrare la pensione pubblica costruendone una complementare, che vada ad affiancare e irrobustire quella statale. Vediamo quali sono i principali vantaggi.

I benefici di una pensione integrativa

Innanzitutto, questo tipo di soluzioni offrono una grande flessibilità: si possono aumentare, ridurre o interrompere i versamenti in base alle proprie disponibilità economiche del momento, senza incorrere in penali o costi aggiuntivi.

C’è poi un vantaggio non trascurabile in termini di sicurezza: il capitale che accumuliamo nella nostra pensione integrativa è intoccabile da terzi, non può essere aggredito o pignorato in nessun caso.

In più, le pensioni complementari godono di benefici fiscali notevoli: i soldi che versiamo ogni anno sono interamente deducibili dal nostro reddito imponibile IRPEF, fino a 5.164 euro annui.

E non è finita qui: le tasse sui rendimenti finanziari sono più basse rispetto a quelle previste per altre forme di investimento. Quindi il nostro denaro cresce più rapidamente.

Ultimo ma non meno importante, una pensione integrativa ci consente di tutelare i nostri cari anche post mortem. Nello sfortunato caso di premorienza, infatti, il capitale accumulato verrà trasferito direttamente ai beneficiari da noi designati, senza passare per le lungaggini burocratiche dell’eredità.

Come costruire una pensione complementare

Dopo aver capito il “perché”, vediamo più nel concreto il “come”, analizzando le varie fasi per strutturare una pensione integrativa.

Il meccanismo si articola fondamentalmente in tre step:

  1. Adesione – Si sceglie il prodotto pensionistico più adatto alle nostre esigenze e propensione al rischio fra le varie opzioni presenti sul mercato.
  2. Accumulo – Si alimenta regolarmente il proprio capitale effettuando versamenti programmati, aggiuntivi oppure conferendo il TFR. I contributi vengono investiti in fondi interni o gestioni separate.
  3. Rendita – Al raggiungimento dei requisiti per la pensione pubblica, si riscatta il montante accumulato e lo si trasforma in una rendita integrativa periodica.

Analizziamo più in profondità queste tre fasi fondamentali per costruire, mattone dopo mattone, una pensione complementare.

Scegliere la pensione integrativa

Il primo passo è informarsi sulle varie alternative presenti oggi sul mercato italiano della previdenza integrativa. Le soluzioni più diffuse sono:

Fondi pensione negoziali (riservati ai lavoratori di uno specifico settore o categoria)
Fondi pensione aperti (ad accesso libero per tutti)
PIP: piani pensionistici personali realizzati da compagnie assicurative

Ogni formula presenta costi, rendimenti attesi e gradi di rischio diversi. Bisogna valutare con attenzione quale si adatta meglio alle nostre personali necessità.

In questa scelta è importante confrontare non solo i potenziali rendimenti ma anche le commissioni di gestione, le agevolazioni fiscali e – non meno rilevante – l’affidabilità e solidità della società che eroga la pensione integrativa.

Fase di accumulo: come contribuire

Individuato il prodotto pensionistico su cui vogliamo investire, si apre un conto di previdenza personale dove fare confluire i nostri risparmi nel corso degli anni.

I versamenti sono liberi e modulabili, tipicamente con cadenza mensile o annuale. Più riusciamo a mettere da parte, maggiore sarà la nostra pensione integrativa futura.

Oltre ai nostri contributi volontari, possiamo decidere di convogliare nella pensione complementare anche il TFR che maturiamo sul lavoro oppure effettuare versamenti aggiuntivi una tantum in caso di disponibilità inattese.

Investimento e crescita della posizione

I capitali che versiamo vengono investiti in fondi interni della compagnia assicurativa o società di gestione, oppure all’interno di speciali gestioni separate con garanzia di rendimento minimo e capitale protetto.

Nel tempo il nostro denaro cresce e inizia a produrre rendimenti superiori all’inflazione. A seconda del numero di anni che ci separano dalla pensione di base, possiamo scegliere una linea di investimento più o meno aggressiva per ottimizzare il profilo di rischio-rendimento.

Quando si va finalmente in pensione

Giunti al traguardo della pensione pubblica, arriva il momento che aspettavamo. Possiamo finalmente riscattare la posizione previdenziale che abbiamo pazientemente accumulato versando i nostri sudati risparmi mese dopo mese, anno dopo anno.

L’entità effettiva della nostra pensione complementare dipenderà ovviamente dall’ammontare di capitale che siamo riusciti ad accumulare: più questo sarà consistente, maggiore sarà l’integrazione pensionistica di cui godremo.

Tre validi motivi per iniziare subito

Dopo aver visto nel concreto come funziona una pensione integrativa, cerchiamo di capire perché conviene attivarne una prima possibile, invece di rimandare il problema.

  1. Il tempo è denaro. Prima iniziamo ad accumulare capitale, più tempo avrà questo per crescere e fruttare rendimenti. Quindi meglio non perdere tempo!
  2. Deducibilità fiscale. Ricordiamo che i contributi che versiamo ogni anno sono interamente deducibili dal nostro reddito, fino a 5.164 euro annui. Un gran bel vantaggio fiscale.
  3. Pensioni pubbliche a rischio. Considerata la crisi demografica e i conti in rosso dell’INPS, in futuro potrebbero esserci ulteriori tagli alle pensioni statali. meglio cautelarsi per tempo con un secondo pilastro pensionistico solido su cui poter contare.

In definitiva, per salvaguardare il nostro tenore di vita futuro ed evitare brutte sorprese, risulta fondamentale pianificare con largo anticipo una pensione integrativa che vada ad affiancarsi e rafforzare quella pubblica.

Il nostro consiglio è quindi di informarsi a fondo, valutare le varie alternative disponibili e attivare quanto prima questa preziosa forma di risparmio previdenziale, modulando i versamenti in base alle proprie possibilità.

Una scelta avveduta e lungimirante, per costruire oggi quella serenità economica di cui godremo domani da pensionati.

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